LA PAROLA DELLA DOMENICA 13 giugno 2020

corpus domini

La condivisone, la partecipazione alla vita comunitaria non sono un puro atto formale, la stessa presenza alla Messa domenicale, che a partire da questa settimana il nostro Don Nicola ha anticipato al sabato, non è l’adempimento di una pur suggestiva liturgia.

Ce lo ricorda il Vangelo di oggi, (vedi sotto le letture della Domenica) laddove Gesù non sta indicando un rito liturgico, da ripetere, formalisticamente, come un dovere istituzionale, ma  parla  di persona, realtà e storia.

Difatti le parole «carne», «sangue» indicano l’intera esistenza, la vicenda umana e divina,  di un Dio presente in ogni fibra del nostro corpo, ma anche nei gesti che lo rendevano parte della comunità.

Le sue lacrime di dolore, le sue passioni, il suo lavare i piedi, la sua commozione, il suo modo di accogliere, ma anche la gioia che trasmetteva alle persone che a lui si rivolgevano con fiducia.

Ed è a questa realtà molto concreta, oggi come ieri, fatta di persone  che camminano insieme, che condividono sforzi, gioie, dolori, vita comunitaria (come popolo, come ecclesia), che  Don Nicola ha ricondotto il significato della festa di oggi.

Una festa che potremmo ri-definire “festa del pane”. Vale a dire quel cibo scelto da Cristo per tramandarci, o meglio, trasferire il suo corpo nel nostro sangue, nelle nostre cellule biologiche, ma soprattutto nei nostri cuori, per alimentare il suo esempio (concreto, carnale manco a dirlo)  di amore incondizionato.

Ma il pane è anche il simbolo della necessaria unione di tante piccole particelle, amalgamate insieme dalle mani di un sapiente impastatore, per creare un alimento la cui capacità nutritiva  supera la somma delle parti di cui è composto.  

La festa del pane, dunque celebra  la parola di Dio  come cibo essenziale per la vita. Ma tanto più essenziale in quanto calato nella realtà della nostra vita comunitaria, del nostro concreto camminare insieme di tutti i giorni.

La festa del Corpus Domini, dunque, ben lungi dal suggerire esperienze tribali, o riti cannibalistici, propone un’esperienza di condivisione solidale, un sedersi a tavola con gli altri, per offrire e consumare insieme il pane della solidarietà.

Ed è soprattutto questo l’invito che Don Nicola, instancabilmente, ci propone, quotidianamente e nella “plenaria” domenicale. Da non trasformare in un momento istituzionale ma in occasione per rafforzare un cammino che si compie ogni giorno, condividendo le fatiche, i dubbi, le insicurezze, che pur accompagnano il nostro cammino.  


Le letture della domenica

Prima Lettura

Dal libro del Deuteronòmio
Dt 8,2-3.14b-16a

Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Seconda Lettura

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 10,16-17

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Vangelo del Giorno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».