La Parola della Domenica (Riflessioni, emozioni, sollecitazioni operative correlate alla omelia domenicale di Don Nicola Bari)

A cura della redazione

Comunità Sorella Luna – Roma 17.5.20

La storia dell’uomo, così come quella della Chiesa, è segnata da un incessante divenire, da cambiamenti talvolta traumatici che altrettanto spesso spiazzano e disorientano. Ma che vanno riconosciuti, più correttamente, secondo l’insegnamento delle Scritture, come delle provvidenziali occasioni per accettare i nostri limiti, crescere e realizzare la nostra vera umanità. È un processo che si concretizza, soprattutto, nella capacità dell’uomo di costruire e coltivare sane relazioni solidali.Difatti è proprio Cristo, nel Vangelo di oggi, che ci esorta a vincere il sentirsi orfani (ovvero l’orfanezza”, come l’ha definita Papa Francesco con un neologismo) che sta ad indicare il rischio di coltivare una fede immatura, fondata sulla dipendenza, su un atteggiamento, infantile, passivo.

Difatti, l’esortazione che ci viene da Cristo e dal Vangelo, in particolare quello di San Giovanni (Gv 14,15-21) va proprio in questa direzione.

Senza negare il bisogno di tenerezza e il desiderio di affidarci inermi al Dio Padre misericordioso, Don Nicola ci ha invitati a riconoscere più pienamente la necessità essere più attivi, protagonisti del cammino che ci attende.

Un rapporto da tenere sempre vivo perché vivo è il processo che Cristo ha innescato nel nostro cammino con la sua venuta, ma anche con la sua morte, ovvero con la separazione fisica, più volte annunciata nel Vangelo.   

Gesù Cristo ci ha invitati a coglierla come un’occasione preziosa – e necessaria – per elaborare un passaggio che ci rende veramente vivi e liberi. E proseguire con fiducia nel nostro processo in continuo divenire.

In questa prospettiva, si tratta, allora, di accogliere gli stessi Comandamenti, non di subirli, e di apprezzarne la funzione di amorevole attenzione di Dio per l’uomo, vale a dire realizzare il comandamento più importante di tutti: il Comandamento dell’amore. Quello che dà senso alla nostra vita e alla stessa libertà dell’uomo.

Sperimentare la separazione dalle persone care (cos’altro è la morte, almeno sul piano psicologico, se non una separazione?) è certamente un’esperienza dolorosa, per certi versi inaccettabile, ma anche un passaggio necessario per crescere e riconoscere la vera essenza della nostra natura e della nostra fede. Che si realizza pienamente solo nella esperienza della relazione, o meglio nella relazione d’amore.

L’amore è, di fatto, il motore di ogni esperienza, di ogni relazione vera, di ogni squadra che voglia veramente costruire il futuro e superare l’”orfanezza”.

Gli stessi Comandamenti sono il forte atto d’amore che il Padre Nostro ci ha voluto donare per accompagnarci verso una prospettiva di vita adulta che ci consenta di scoprire e godere veramente la fecondità della relazione con Lui.

E proprio da questo punto di vista, il nostro Don Nicola ci ha spronati ad andare avanti, a vivere ma anche a riconoscere la nostra capacità di fronteggiare le crisi e i cambiamenti conseguenti, come stiamo facendo soprattutto in questo periodo, “grazie” anche all’emergenza coronavirus. Che ha innescato nuove, feconde esperienze di sviluppo del nostro processo di crescita, personale e associativo.

Una bella prova della nostra capacità reattive, operative, non c’è che dire, ma anche il segno della fiducia nella squadra solidale del Centro La Tenda. Ma anche l’occasione per sviluppare attivamente le “nuove relazioni” che questo tempo di crisi ci sta regalando. 

Il brano evangelico

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».