Crescere in adultità significa crescere in responsabilità. E nella relazione di amicizia con Cristo Gesù.

Ci aiuta in questa prospettiva la festa dell’Ascensione, festa ricca di indicazioni e molto importante per procedere nel nostro camino personale e comunitario, accompagnati dalle sempre preziose riflessioni domenicali di Don Nicola.

In effetti la festa dell’Ascensione, come ci ha ricordato Don Nicola, è anche la festa del dubbio, del riconoscimento della nostra condizione di incertezza, e del richiamo alla necessità di scegliere e di crescere.

Sempre più si delinea, nel cammino evangelico, ma in fondo di ogni realtà che ad esso si ispira, la prospettiva della ”adultità”.

Cosicché partendo della seconda lettura del messale, la bellissima preghiera cui ispirarci per procedere con fiducia nel nostro cammino, Don Nicola ci ha guidati ad una riscoperta dell’Ascensione, ovvero al significato vero della ascesa del nostro Signore al Cielo.

Non pienamente corrispondente, in verità, alla iconografia con cui viene un po’ banalizzata questa fondamentale tappa della fede proposta ai discepoli di Cristo.

Perché state a guardare il cielo? (At 1, 1-11 Dagli Atti degli Apostoli)

Don Nicola è partito proprio da questa domanda, quasi un rimprovero, che “due uomini in bianche vesti” rivolsero agli «uomini di Galilea”, che si attardavano a coltivare un senso di smarrimento, successivo alla scomparsa di Gesù tra le nubi del cielo.

È proprio da qui, dalla sottolineatura di questo richiamo, ma anche del luogo dove Cristo raduna il suo sparuto popolo, che Don Nicola ha preso spunto per suggerirci di essere più adulti nel procedere dalla condizione periferica a quella della elevazione sul monte indicato da Cristo stesso. Peraltro entrambe significative, nella logica del cammino, del processo del continuo divenire….    per crescere.

Difatti, Gesù chiama a raccolta i suoi discepoli, tutti presenti tranne Giuda, per dar loro una consegna: “andare sino ai confini della terra”.

Ovvero ampliare gli orizzonti senza appellarsi a improbabili limiti spazio temporali, per proporre la forza di un messaggio basato esclusivamente sull’amore….  senza confini.

Quindi sulla fiducia di un rapporto che non esclude il dubbio, la paura, l’incertezza ma che necessariamente ci chiede di investire nella relazione, nel rapporto con Dio, facendo leva sull’amore, più che sul superamento dei limiti personali. Quell’’amore che Cristo stesso riconosce, e più di tutto apprezza, nei suoi discepoli, al di là dei dubbi, delle incertezze, dei passi falsi, e dei limiti che tutti i “suoi uomini” hanno palesato nel loro percorso.

Difatti anche noi, poveri, dubbiosi, insicuri essere umani, non siamo chiamati a missioni impossibili e tantomeno a camminare sulle acque, come provò timidamente a fare San Pietro, poi soccorso da Cristo stesso.

Siamo chiamati invece, più realisticamente e responsabilmente, a fare un passaggio di adultità, che, beninteso non significa presunzione e tantomeno superbia.

In realtà, l’invito di Cristo ai suoi discepoli, così come ad ognuno di noi, rappresenta   una ulteriore, amorevole, premurosa sollecitazione ad operare un passaggio di Adultità, e che ci consente di riconoscere Gesù sempre presente al nostro fianco nel proseguire il nostro cammino.

  Mario Scannapieco

IL BRANO EVANGELICO

Mt 28, 16-20
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».