DOMENICA 20 DICEMBRE 2020

Messa del Giorno

IV DOMENICA DI AVVENTO – ANNO B

Comunità Sorella Luna Santa Messa  III Domenica di Avvento

Parte con una domanda la riflessione di Don Nicola oggi: “Chi siamo?”

È una domanda che ci dovrebbe trovare meno impreparati giacché abbiamo messo a fuoco, dalle precedenti letture, che alla base del nostro rapporto con Dio c’è l’amore.

Ma questa domenica, il messaggio ci viene  disvelato con ancora maggior evidenza attraverso la testimonianza di Maria e la grande potenza della sua figura.

Una testimonianza, ma soprattutto una figura di grande potenza, di grande forza.

Maria, nel ricevere l’Annuncio, è invitata dall’Arcangelo Gabriele innanzitutto a rallegrarsi e non si pone in un atteggiamento passivo, acritico, adattato.

Già prefigura, onestamente, il non facile compito di sopportare pregiudizi, rischi, ostilità derivanti dalla prevedibile incomprensione della gente del suo posto e del suo tempo, per l’inaudita gravidanza profetizzata.

Peraltro, è una scena che avviene nella periferia estrema, nel luogo ove mai i potenti del tempo avrebbero immaginato che potesse avvenire.

Un luogo dimenticato, povero e oscuro (come tanti luoghi della nostra anima, ci fa notare don Nicola) ma, proprio per questo, privilegiato, come sempre nel Vangelo,  per far emergere le vere, inusitate risorse della creatura umana povera e precaria. Come in fondo ognuno di noi essenzialmente è.

Ancora una volta è un messaggio che  il Buon Dio rivolge a ciascuno di noi, e non solo a Maria, per invitarci ad operare un passaggio. Ovvero passare dal rapporto di ottemperanza alla Legge, basato sull’adesione ad una sorta di contratto,  ad un rapporto di amore e di fiducia, liberamente scelto.

È il processo testimoniato dalla stessa Maria che non si limita ad aderire all’invito del Padre, ma si lascia interrogare, si lascia scuotere e, per questo,  chiede spiegazioni per assicurare piena adesione, piena consapevolezza all’assunzione della responsabilità, tutt’altro che scontata, che le viene prospettata.

Maria è una donna intelligente, capace di riflettere e di interrogarsi ed è consapevole dell’importanza di dire “SI”, di un sì vero e responsabile che corrisponda realmente all’assunzione, al farsi carico, e al cambiamento che questo “SI” comporta.

Anche per questo la figura di Maria è centrale. È il richiamo al valore della periferia, dove Maria abitava (lo sperduto paese di Nazaret), è il richiamo alla importanza della scelta, è il richiamo ad attivarci per non fare della fede un fatto passivo, statico.

È un invito a  riconoscere  il passaggio di amore  che si innesta  nel percorso delle storie personali di ciascuno di noi, come in quelle delle storie, citate dalle Letture.

E che richiede di metterci in cammino con fiducia, per cogliere  una meravigliosa occasione per risolvere la nostra condizione di “uomini sospesi”.

Nella nostra  povertà c’è, infatti,  la consapevolezza di una condizione di sospensione, di impasse che riguarda sia la nostra vita che la vita degli altri.

Riconoscerci popolo in cammino, ovvero  “Fratelli tutti”, come ci esorta a riscoprirci l’ultima preziosa enciclica di  Papa Francesco, ovvero ancora  l’esortazione di Don Nicola a  “fare squadra”, rappresentano la proposta, di cui appropriarci  per risolvere la nostra sospensione.  Seguendo l’esempio di  Maria.

Quel “SI” pronto, fiducioso ma anche consapevole e meditato, corrisponde alla scelta di dare un senso alla nostra vita in relazione non solo a se stessi ma anche a coloro i quali ci interrogano lungo il nostro cammino.  Come, peraltro, ci insegna la esemplare parabola del Buon Samaritano, non a caso centrale nella citata enciclica di Papa Francesco.

Dunque nel “SI” che siamo chiamati a pronunciare ci tocca riconoscere la nostra possibilità.

È un “SI” fecondo, ma di una fecondità che dobbiamo concepire principalmente dentro noi stessi, come ci invitava a fare Sant’Agostino. È innanzitutto dentro noi stessi che deve avvenire il “parto”.

L’atto del partorire, lo stesso Natale, in fondo, significa  essenzialmente, partorire noi stessi.

Facendo, beninteso, i conti con i nostri conflitti interiori che, inevitabilmente, il “SI” mette in moto e affrontarli.

Così,  questo, nonostante il covid, nonostante le pesanti limitazioni alla nostra vita sociale, nonostante l’ansia e la paura,   potrà essere un Natale più profondo e significativo, e in questo senso, un Natale più vero.

Auguri.