L’emergenza coronavirus
La situazione di allarme che si è venuta a creare a causa del diffondersi del virus covid 19 ci costringe, oggi, a fronteggiare un’emergenza che rappresenta un rischio concreto per la salute di ciascuno di noi, per quella dei nostri cari, per quella delle persone a noi affidate. Ma anche per il nostro sistema, per la nostra organizzazione, per l’intera società.
Peraltro fa parte della storia del nostro Centro, delle nostre radici, delle nostre motivazioni, affrontare sfide difficili.
Evidentemente, avere a che fare con le emergenze non è una novità, in termini assoluti, per noi.
La differenza, però, è che stavolta abbiamo a che fare con una sfida più insidiosa, subdola, non ancora percepita chiaramente nelle sue potenziali conseguenze.
Una sfida che rischia di essere sottovalutata. Inimmaginabili sarebbero, infatti, le conseguenze che si verificherebbero nella malaugurata ipotesi che anche solo uno dei nostri utenti, operativi, volontari, ecc. dovesse contrarre il virus.
Doveroso “imperativo categorico”, è dunque prevenire ad ogni costo questa sventurata ipotesi.
Ma quali sono le armi a nostra disposizione?
Bando a reazioni solo emotive o alla mera enunciazione di buoni propositi, innanzitutto c’è il dovere di informarci e di farlo con serietà, attenzione e di agire quindi conseguentemente, evitando superficialità e pressapochismo nell’adottare le misure raccomandate.
Ma se ciò può rappresentare la risposta doverosa, a livello individuale, il nostro senso di responsabilità, la nostra mission devono spingerci ad andare oltre.
Se è vero, infatti, che la nostra realtà operativa si fonda, ordinariamente, sulla forza della squadra, ancor più oggi dobbiamo attingere a questo modus operandi.
Difatti non è sufficiente, seppure doveroso, fare attenzione solo ai nostri personali comportamenti.
Dobbiamo anche responsabilizzarci rispetto ai comportamenti delle persone a noi vicine, per garantire al massimo le condizioni ambientali per lo sviluppo di processi di crescita, personali e sociali, a noi e al nostro prossimo e, in particolare, a quello più svantaggiato.
In gioco ci siamo noi ma anche qualcosa di più grande di ciascuno di noi.
Non sembrino quindi esagerate le raccomandazioni allegate.
Esse rappresentano un’ulteriore, concreta occasione per radicare i valori in cui crediamo. In primis, la sacralità della vita.
Ma non illudiamoci di farcela rafforzando solo un atteggiamento difensivo, o peggio, conservando o ripristinando l’autoreferenzialità delle sedi operative. Non dimentichiamoci che proprio dalla constatazione della inadeguatezza del “modello per strutture” è partita la necessità di attivare il “modello per aree”, più aperto, dinamico, flessibile, adeguato alle nuove sfide sociali e ai bisogni delle persone che chiedono aiuto al nostro Centro.
Il rischio infatti è che per combattere la paura del coronavirus, rimaniamo schiavi della paura del cambiamento, di una passività paralizzante e regressiva, un “virus psicologico”, non meno temibile del virus biologico.
Per questo, oggi dobbiamo essere ancora più uniti e accompagnarci vicendevolmente.
Sebbene spazialmente “isolati”, possiamo e dobbiamo credere ancor di più nella forza del gruppo, delle nostre radici, della comunicazione, magari sfruttando meglio i mezzi telematici, ma non solo, per portare avanti con ancora più determinazione e creatività, ciò su cui stiamo lavorando da tempo.
E trasformare, ancora una volta, il disagio in risorsa.
Pertanto, in questa fase delicata, non sono sufficienti le prescrizioni, pur necessarie, o linee comportamentali, pur da seguire scrupolosamente.
Possiamo, invece, utilizzare questa emergenza come una opportunità, per non subire passivamente gli eventi che ci chiamano in causa, ma coglierli come stimolo per andare avanti e per introdurre alcuni cambiamenti utili anche per domani, una volta superata la fase emergenziale.
Ed essere ancor più determinati nel proseguire il nostro cammino.
Possiamo scoprire con creatività modalità nuove per portare avanti gli obiettivi prefissati, rinvigorire le stesse motivazioni e, non ultimo, recuperare anche qualcosa da cui la routine ci ha distratti.
Se saremo in grado di fare questo – e ci riusciremo – l’impegno di oggi sarà un guadagno per domani.
Il sacrificio di oggi ci risparmierà fatica e sofferenza domani, per noi e per gli altri.
Questo è il nostro compito in questo momento.