Anche se l’obiettivo della “diagnosi” del disagio mentale risponde ad una finalità in sé positiva, il ricorso all’inquadramento sanitario rischia di “recintare” la persona.
Di fatto, le categorie esplicative mediche e clinico-psicologiche non sono in grado di cogliere I’informazione dinamica contenuta in questi fenomeni.
È, invece, necessario ridare vigore alla ricerca e alla costruzione di nuove ipotesi operative, di natura effettivamente interdisciplinare.
Abbiamo, quindi, avvertito il bisogno di riprendere i termini usati, e talvolta abusati, in ambito sanitario-psichiatrico, per offrirne una ridefinizione “interattiva”, frutto del confronto tra scienze psicosociali, medico-sanitarie ed esperienze educative maturate sul campo.
Presupposto di questa operazione è un’opportuna riflessione sulla persona umana e sulla sua centralità, in qualsiasi condizione di partenza (economico-lavorativa, sociale-sanitaria, culturale-etnica, ecc), la stessa persona si trovi.
Quantomeno nella prospettiva di riconoscere che la Persona, al di là dei segni di disagio che manifesta, richiede sempre un incontro competente, fatto di ascolto, empatia, solidarietà.